..... ora pero' mi hai fatto venire un'altro dubbio ..... come ha fatto il produttore (si suppone il mio) a modificarmi i dati, dato che io non ho un produttore ?
( con le premesse: mi sono costruito da solo, sono l'unico che puo modificare dati, e per principio modifico dati a chiunque, tranne a chi si e' costruito da solo ..... )
Non si può risalire alla causa prima, è noto.
Aristotele tanto tempo fa c'ha provato con le 4 cause: materiale, efficiente, formale, finale, ma poi s'è scoperto (e non poteva che essere così visto che c'è autoreferenza con incompletezza ricorsiva) che per arrivare al produttore con causa prima gna si fa.
L'autoreferenza produce la ricorsività e si può sempre dividere all'infinito ... .
Tutto.
Finendo in un regresso all'infinito ... .
Sempre.
Infatti siamo costretti a postulare e poi verificare se il postulato funziona.
Le premesse, perdonami l'ardire, sono sbajate.
Non sei la causa prima.
E' errato il postulato fondante.
Ti lascio uno scritto con tanto di fonte augurandomi che il boss non mi seghi per questo.
Dal libro "La società della Mente"
di Marvin Minsky (MIT)
Adelphi Scientifica
IL Libero Arbitrio
Se la mente fosse una personalità fornita di un io, potrebbe fare questo e quello secondo che disponesse, ma spesso la mente rifugge da ciò che sa essere il bene e corre riluttante dietro al male.
Pure, nulla sembra accadere esattamente come il suo io desidera.
E' soltanto la mente obnubilata da pensieri impuri e impervia alla saggezza che insiste caparbia nel pensare «io» e «mio».
Buddha
Tutti noi siamo convinti di possedere un Io, un Sé, o un Centro ultimo di comando, dal quale scegliamo cosa fare a ogni bivio della strada del tempo.
E' vero che abbiamo talvolta l'impressione di essere trascinati contro la nostra volontà da processi interni i quali, pur provenendo da dentro la nostra mente, sembrano nondimeno agire contro i nostri desideri; ma in complesso abbiamo la sensazione di poter decidere ciò che faremo.
Da dove viene questa sensazione di essere al comando?
Secondo le concezioni scientifiche moderne, non c'è spazio alcuno per la «libertà dell'umano volere».
Tutto ciò che accade nel nostro universo è o del tutto determinato da ciò che è già accaduto in passato, oppure dipende, in parte, dal caso.
Tutto, anche ciò che accade nel nostro cervello, dipende da queste e solo da queste due cause:
Un insieme di leggi fisse e deterministiche. Un insieme esclusivamente aleatorio di accidenti. Nè da una parte né dall'altra c'è spazio per una terza alternativa. Quali siano le azioni da noi «scelte», esse non possono minimamente cambiare ciò altrimenti avrebbe potuto essere,
perchè le inesorabili leggi naturali avevano già causato gli stati mentali che ci hanno fatto decidere in quel modo.
E anche se la scelta è stata fatta in parte per caso, non vi è comunque nulla che noi possiamo decidere.
Ogni azione che compiamo scaturisce da una moltitudine di processi interni alla nostra mente.
Talvolta ne comprendiamo alcuni, ma per la maggior parte essi superano di molto la nostra comprensione.
Tuttavia non è certo allegro pensare che ciò che facciamo dipende da processi che non conosciamo, e noi preferiamo attribuire le nostre scelte alla nostra volontà, al nostro arbitrio o all'autocontrollo. Ci piace dare nomi a ciò che non conosciamo e invece di chiederci come funzioniamo, parliamo semplicemente della nostra «libertà».
Forse sarebbe più onesto dire: «la "mia" decisione è stata determinata da forze interne che "io" non comprendo» Ma a nessuno piace sentirsi controllato da qualcos'altro.
Perchè non ci piace essere costretti?
Perchè siamo in larga misura costituiti da sistemi congegnati in modo da imparare a raggiungere le proprie mete.
Ma per conseguire una qualunque meta a lungo termine,
un motore a differenze efficiente deve anche imparare ad opporsi a qualunque alto processo cerchi di fargli cambiare meta.
Nell'infanzia imparavamo tutti a riconoscere, rifuggire e contrastare varie forme di aggressività o di coazione, e proviamo quindi un ben comprensibile orrore davanti all'idea di agenti che si celerebbero nella nostra mente e influirebbero sulle nostre decisioni.
Sia come sia,
per una mente che si rispetti entrambe le alternative sono inaccettabili. Nessuno vuole sottostare a leggi che ci giungono come capricci di un tiranno troppo lontano per udire qualsiasi nostra invocazione.
Ed è altrettanto tormentoso sentirci come giocattoli nelle mani di un caso, di un capriccio o di una probabilità priva di mente: perchè, anche se queste forze lasciano indeterminato il nostro destino, non abbiamo comunque la minima parte nella scelta di ciò che sarà.
Quindi, benchè resistere sia vano, continuamo a considerare tanto la Causalità quanto il Caso come intrusi nella nostra libera scelta.
Ci resta solo una cosa da fare: aggiungere al modello che abbiamo della nostra mente un'altra regione.
Immaginiamo allora una terza alternativa, più facile da sopportare: immaginiamo una cosa chiamata «libero arbitrio», che trascende entrambi i tipi di vincoli.Marvin Minsky, universalmente considerato la più alta autorità nel campo dell'Intelligenza Artificiale, lavora da anni al Massachuset Institute of Tecnology, dove è Toshiba Professor of Media Arts and Sciences
(parola di HAL 9000
)